di Livio Toschi
Il 15 giugno 1947, nella palestra della Casa dello Sport a Varese, la Nazionale di pesi pareggiò 3-3 con l’Austria il suo primo incontro postbellico, il sesto in totale. In precedenza avevamo affrontato quattro volte la Svizzera e una volta la Francia, con un bilancio di 3 vittorie e 2 sconfitte.
Era quindi il primo confronto fra i due paesi, assai forti nell’anteguerra. Basti dare uno sguardo al medagliere olimpico dopo i Giochi di Berlino: la Francia vantava 9 medaglie d’oro, una d’argento e 2 di bronzo; l’Italia 4 d’oro, 4 d’argento e 3 di bronzo; la Germania 4 d’oro, 3 d’argento e 4 di bronzo; l’Austria 3 d’oro, 4 d’argento e 2 di bronzo. La realtà del momento, però, ci vedeva nettamente inferiori agli avversari austriaci (il Mondiale 1946 a Parigi era stato una disfatta per gli azzurri) e i tecnici speravano tutt’al più in un’onorevole sconfitta.
Il risultato dipendeva dai confronti diretti e poiché il congresso della Fédération Internazionale Halterophile svoltosi a Parigi il 17-18 ottobre 1946 aveva introdotto una nuova categoria (i gallo), i punti in palio erano sei. Prima della guerra, invece, si teneva conto della somma delle migliori alzate dei concorrenti, obbligando a calcoli spesso complicati con frequenti divergenze sui totali.
La selezione dei nostri avvenne l’8 giugno nella palestra milanese dell’APEF. Questa la formazione che avrebbe affrontato i “bianchi” dell’Austria: Giovanni Cocco, della S.G. Eleonora d’Arborea di Cagliari; Attilio Bescapè (capitano) e G. Battista Colnaghi, della S.G. Pro Patria di Milano; Salvatore Lizzio, della S.G. Borgo Prati di Roma; Pietro Tronconi, del G.S. Pompieri di Milano; Adelfino Mancinelli, del CRAL Dipendenti Comunali di Roma. Il più famoso era indubbiamente Bescapè, campione europeo nel 1934, 2° al Mondiale del 1938 e 13 volte campione italiano, ma ngli anni migliori erano ormai passati. Lizzio vantava 5 titoli nazionali, Colnaghi e Tronconi uno.
Venne finalmente il giorno della gara e in pedana si concretizzò una sorta di miracolo. Dopo le sconfitte di Cocco nei gallo (245 kg contro 257,5) e di Bescapè nei piuma (282,5 kg contro 287,5), Colnaghi nei leggeri (287,5 kg contro 285) e Lizzio nei medi (320 kg contro 310) ci portarono in parità. Scrisse il segretario federale Castelli su Lotta e Pesi: «Superba di classe e di stile la prova di Lizzio. L’atleta della Borgo Prati ha raggiunto un punteggio significativo e gli stessi austriaci hanno espresso la loro meravigliata ammirazione, soprattutto per la perfezione del suo stile». Franz Eibler, battendo nettamente Tronconi nei medio-massimi (320 kg contro 290), riportava in vantaggio l’Austria.
Diventava quindi decisivo l’ultimo incontro tra i massimi Mancinelli e Stiborek. La trepidazione del momento traspariva nelle parole di Castelli:
«ORA CHE IL SOGNO DEL PAREGGIO, PARSO IMPOSSIBILE ALLA VIGILIA, ANDAVA PRENDENDO CORPO, TUTTI VI ERAVAMO DISPERATAMENTE ATTACCATI. SULLE ROBUSTE BRACCIA DELL’ERCULEO ROMANO POSAVANO LE SPERANZE AZZURRE». PRESO UN COSPICUO VANTAGGIO NELLA DISTENSIONE, IL TRENTANOVENNE ADELFINO RESISTEVA BENE NELLO STRAPPO E NELLO SLANCIO, CONCLUDENDO VITTORIOSAMENTE CON UN TOTALE DI 332,5 KG (PRIMATO PERSONALE) CONTRO I 317,5 KG DELL’AUSTRIACO. CON PIENO MERITO L’ITALIA PAREGGIAVA COSÌ L’INCONTRO E «LA SALA ESPLODEVA IN UN’APPASSIONATA OVAZIONE».
Leggiamo il commento di Alfonso Castelli: